Per colpa della malasanità una grande scoperta emigrò negli Stati Uniti
Per poter parlare della straordinaria eredità lasciata dalla contessa Carlotta Liebenstein al cane Gunther, bisogna fare un passo indietro nel tempo e parlare della società farmaceutica Istituto Gentili di Pisa, fondata dal commendator Alfredo Gentili, il nonno di Maurizio Mian.
Agli inizi degli anni novanta nei grandi laboratori di ricerca della Istituzione Gentili della signora Gabriella Gentili-Mian, viene fatta una straordinaria scoperta scientifica: viene isolata da due ricercatori, il dottor Sergio Rosini e il dottor Maurizio Mian, il figlio di Gabriella, una molecola quasi “miracolosa” per la cura della osteoporosi. Un farmaco di straordinaria efficacia, che venne chiamato “Alendronato”.
Le autorità scientifiche di allora, complice anche una situazione di malasanità che sarebbe poi esplosa qualche anno più tardi, non riconobbero la validità della scoperta dei laboratori Gentili. Fu quindi giocoforza per loro trasferire i risultati della ricerca all’estero, in questo caso negli Stati Uniti. Gli scopritori per la cessione avrebbero goduto di generose royalties generate dagli introiti legati alla commercializzazione del farmaco.
E così un’altra eccellenza del genio italiano emigrava all’estero!
Il nuovo farmaco ebbe un successo strepitoso e un cospicuo patrimonio si creò in banche estere.
Gabriella Gentili chiese allora l’aiuto della sua più grande amica, la contessa Carlotta già titolare di un ingente patrimonio familiare, alla quale passò le azioni per il controllo e l’amministrazione del patrimonio estero della società. In seguito l’ingente patrimonio (che, non dimentichiamolo, era proprietà di Gabriella) fu dalla contessa restituito, con le azioni della società, ai legittimi proprietari sotto forma di lascito ereditario, che lo denunciarono ufficialmente e lo fecero rientrare in Italia e da allora è amministrato e controllato dal legittimo erede di Gabriella Gentili, creatore del Gunther Trust, Maurizio Mian.
La contessa Carlotta, affranta dalle morti premature del figlio e del marito Ferencz, nel 1990 si ammalò gravemente e cessò di vivere due anni più tardi. In punto di morte chiese all’amica Gabriella di essere cremata e che le sue ceneri fossero sparse nell’Arno, il fiume che aveva amato e sulle cui rive aveva vissuto una stagione d’amore.
Chiese che una semplice lapide, eretta nel bosco di Fauglia, storica proprietà della famiglia Mian, ed una piccola urna interrata ai piedi di una vecchia quercia, avrebbero per sempre segnato il ricordo delle sue bellissime passeggiate, insieme col cane Gunther e Gabriella.
Questa è la storia vera dell’eredità di Gunther: un patrimonio generato da una scoperta italiana rifiutata dalla malasanità allora “padrona” dello Stato e alla fine riportato legalmente in Italia.
E anche il finale commovente di una toccante e delicata storia d’amore.
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